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Zentrum

...di strada

zentrumNel XVII secolo, all’interno dell’abitazione coloniale d’oltreoceano, nasce la figura del narratore creolo, il conteur. La sua parola si esprime la notte. Al tramonto il padrone béké permette agli schiavi di riunirsi ad ascoltare colui che racconterà loro delle storie: il conteur. Imbastito attorno ad una costruzione complessa, il racconto non ha solo la funzione di distrarre e di divertire l’uditorio. Esso è ugualmente una parola di resistenza all’oppressione schiavista. Per questo motivo le favole utilizzano un linguaggio ambiguo, in cui i messaggi, proibiti dal padrone, sono dissimulati dietro onomatopee, dialoghi incessanti e guidati, ritmi rapidi e lunghe digressioni umoristiche.

I personaggi che in Zentrum creano ed animano lo spazio dello spettacolo provengono tutti da realtà di cosiddetta schiavitù. Non si tratta tuttavia di una reinterpretazione artistica dell’oppressione colonica, ma ogni attore percorre ed interpreta a suo modo la strada che conduce al concetto moderno di schiavitù, definendola come premessa alla propria entrata nello spazio scenico. Dentro allo spazio ciascuno conoscerà un rapporto diverso con l’altro da sé.

Il luogo in cui avviene l’incontro è fondamentale come e quanto i personaggi stessi che lo vivono. Esso è un qualsiasi luogo naturale dimenticato, fuori dall’attenzione della massa, un luogo che diventa parte integrante della formazione delle coscienze individuali. Non si tratta, quindi, un palco su cui mettere in mostra le proprie capacità oratorie, ma un luogo capace da solo di comunicare emozioni, un luogo abbandonato e vitale, dentro cui i personaggi si sentono in grado di rischiare.

Il tempo è un’ora ed è quanto concesso ad ognuno per restare in questo luogo, poi tutti dovranno tornare al luogo da cui sono venuti.
La comunità, che è il vero protagonista, nasce, si evolve e si estingue contemporaneamente alle esperienze individuali, essendo di queste espressione. Fondamentale diventa l’approccio allo strumento di formazione che trova nella definizione di un linguaggio comune, sintesi dei linguaggi individuali, il proprio elemento caratterizzante. Ogni personaggio proporrà lo sviluppo del proprio mezzo espressivo naturale, portandolo fino alle ultime conseguenze: il movimento che diventa danza, il suono inarticolato che diventa musica e canzone, la parola che diventa racconto e riflessione.

Il colore, infine, [ il filo conduttore di tutto lo spettacolo. Un lungo cammino che, a partire dall’innocenza sporca del bianco, definirà un percorso cromatico capace di dare vitalità e consapevolezza ai personaggi oltreché una propria identità individuale e comune, sviluppando infine il concetto opposto di nero. Il colore come altro linguaggio fuori, come pennellata vitale che crea e distrugge. Il colore non come rappresentazione, ma come vita stessa dell’individuo.

Questo spettacolo, nasce dall’incontro del T. I. Urga con artisti appartenenti alla danza (Cinzia Cervi e Emanuele Piva) e alla pittura (TomasoBardo Occari).

Due domande:

Perché Zentrum?

Zentrum recupera il concetto di "centro" come luogo in cui s’incontrano energie opposte. Zentrum è luogo di origine (centrifugo) e luogo di destinazione (centripeto), ma anche luogo dove si può restare per costruire qualcosa di concreto.

Perché in tedesco?

La lingua non italiana permette di ascoltare la parola prima come suono o musica che come concetto. Lo studio sul linguaggio, che è alla base di questo spettacolo tende infatti a definire un approccio differente alla lingua rispetto a ciò che usualmente siamo abituati a fare.

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