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Ninin

NininDi sicuro ci sarà tempo, ci sarà tempo per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri, ci sarà tempo per uccidere e creare e tempo per tutte le opere e i giorni delle mani che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto, tempo per te e tempo per me e tempo anche per cento indecisioni e per cento visioni e revisioni. Di sicuro ci sarà tempo di chiedere "Posso osare?" e "Posso osare?", tempo di volgere il capo e scendere la scala con una zona calva in mezzo ai capelli. Oserai turbare l’universo? In un attimo solo ci sarà tempo per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà, perché già tutte le avrai conosciute, conosciute tutte. Conoscerai le sere, le mattine, i pomeriggi, conoscerai le voci che muoiono con morente declino, sotto la musica che giunge da lontano. Così, come potrai rischiare? E avrai conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti, gli occhi che ti fissano in una frase formulata e quando sarai formulato, appuntato a uno spillo, quando sarai trafitto da uno spillo e ti dibatterai sul muro, come potrai allora ricominciare a sputar fuori i mozziconi dei tuoi giorni e delle tue abitudini? Come potrai rischiare? E avrai già conosciuto le braccia, conosciute tutte le braccia ingioiellate e bianche e nude, braccia appoggiate a un tavolo o avvolte in uno scialle. Potrai rischiare allora? Come potrai ricominciare? Dirai, ho camminato al crepuscolo per strade strette ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe di uomini solitari in maniche di camicia? Avresti potuto essere un paio di ruvidi artigli che corrono sul fondo di mari silenziosi.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, ne sarebbe valsa la pena d’affrontare il problema sorridendo, di comprimere tutto l’universo in una palla e di farlo rotolare verso una domanda imbarazzante, di dire "Io sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti, torno per dirvi tutto, vi dirò tutto", se qualcuno… dicesse "Non è per niente questo che volevo dire, non è questo, per niente…

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, ne sarebbe valsa la pena, dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia, dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento e questo e tante altre cose? Ne sarebbe valsa la pena se qualcuno, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle e volgendosi verso la finestra, dicesse: non è per niente questo non è per niente questo che volevo dire…
No! Io non sono principe, né ero destinato ad esserlo, io sono un cortigiano, sono uno utile ad ingrossare il corteo, a dar l’avvio a una scena o due, ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo, deferente, felice di mostrarsi utile, prudente, cauto, meticoloso, pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso talvolta, in verità, quasi ridicolo e qualche volta, quasi, il buffone…

Diventerai vecchio… diventerai vecchio… Porterai i pantaloni arrotolati in fondo, dividerai i tuoi capelli sulla nuca e camminerai sulla spiaggia? Ho udito le sirene cantare l’una all’altra, non credo che canteranno per me, le ho viste al largo cavalcare l’onde, pettinare la candida chioma dell’onde risospinte, quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera. Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune, finché le voci umane ci svegliano e anneghiamo.
Di sicuro ci sarà tempo, ci sarà tempo per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri, ci sarà tempo per uccidere e creare e tempo per tutte le opere e i giorni delle mani che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto, tempo per te e tempo per me e tempo anche per cento indecisioni e per cento visioni e revisioni. Di sicuro ci sarà tempo di chiedere "Posso osare?" e "Posso osare?", tempo di volgere il capo e scendere la scala con una zona calva in mezzo ai capelli. Oserai turbare l’universo? In un attimo solo ci sarà tempo per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà, perché già tutte le avrai conosciute, conosciute tutte. Conoscerai le sere, le mattine, i pomeriggi, conoscerai le voci che muoiono con morente declino, sotto la musica che giunge da lontano. Così, come potrai rischiare? E avrai conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti, gli occhi che ti fissano in una frase formulata e quando sarai formulato, appuntato a uno spillo, quando sarai trafitto da uno spillo e ti dibatterai sul muro, come potrai allora ricominciare a sputar fuori i mozziconi dei tuoi giorni e delle tue abitudini? Come potrai rischiare? E avrai già conosciuto le braccia, conosciute tutte le braccia ingioiellate e bianche e nude, braccia appoggiate a un tavolo o avvolte in uno scialle. Potrai rischiare allora? Come potrai ricominciare? Dirai, ho camminato al crepuscolo per strade strette ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe di uomini solitari in maniche di camicia? Avresti potuto essere un paio di ruvidi artigli che corrono sul fondo di mari silenziosi.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, ne sarebbe valsa la pena d’affrontare il problema sorridendo, di comprimere tutto l’universo in una palla e di farlo rotolare verso una domanda imbarazzante, di dire "Io sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti, torno per dirvi tutto, vi dirò tutto", se qualcuno… dicesse "Non è per niente questo che volevo dire, non è questo, per niente…

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, ne sarebbe valsa la pena, dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia, dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento e questo e tante altre cose? Ne sarebbe valsa la pena se qualcuno, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle e volgendosi verso la finestra, dicesse: non è per niente questo non è per niente questo che volevo dire…
No! Io non sono principe, né ero destinato ad esserlo, io sono un cortigiano, sono uno utile ad ingrossare il corteo, a dar l’avvio a una scena o due, ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo, deferente, felice di mostrarsi utile, prudente, cauto, meticoloso, pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso talvolta, in verità, quasi ridicolo e qualche volta, quasi, il buffone…

Diventerai vecchio… diventerai vecchio… Porterai i pantaloni arrotolati in fondo, dividerai i tuoi capelli sulla nuca e camminerai sulla spiaggia? Ho udito le sirene cantare l’una all’altra, non credo che canteranno per me, le ho viste al largo cavalcare l’onde, pettinare la candida chioma dell’onde risospinte, quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera. Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune, finché le voci umane ci svegliano e anneghiamo.

da: Canto d’amore di J. Alfred Prufrock, Thomas Eliot

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