4 agosto 2006
In tourné a Panciu
Quel che segue è il racconto "postumo". Gli ultimi giorni hanno coinciso con un allentamento della tensione e quindi delle energie. Si sentiva che l'esperienza volgeva alla fine e non abbiamo trovato le forze per onorare il racconto. Postumo dunque perché scriviamo da casa e non più in viaggio. Perlomeno non fisicamente.La mattina di giovedì non siamo dunque noi ad abbordare Focsani, ma sono le nostre allieve che arrivano in trasferta. Questo ci permette un risveglio meno traumatico. Filiamo comunque presto verso la "casa di cultura". In questo teatro andranno in scena le pieces dei nostri due gruppi. Gli spettatori invitati, non paganti, sono i bambini di Panciu e i volontari del campo internazionale. L'obiettivo era la rappresentazione e il commento sull'efficacia espressiva e comunicativa.
Con qualche minuto di ritardo, per pausa preventiva, iniziamo i lavori. Il primo gruppo è quello di Filippo. Si sono fatti tutti belli e curati nei particolari dei loro costumi. Eccelle Cosmin, l'unico maschio, che sfoggia una divisa perfetta stile Fantozzi e che si addice al suo personaggio. La scena prende il via. Già rispetto a ieri vediamo i nostri allievi cresciuti. Più forti. Allo stop di Filippo inizia la discussione con il pubblico. Chiediamo che cosa hanno visto e capito. I bambini dicono cose che ti stupiscono per l'intelligenza dell'osservazione. Alcuni scherzano, ma anche dalle battute capisci cosa hanno recepito. Poi tocca ai volontari e, quindi, al commento dell'altro gruppo. Gli interessati ascoltano e fanno domande. Alcune sono diretta a ricevere commenti sulla propria prestazione personale. Anche questo va bene. Importante per capire cosa abbiamo pensato di dire e cosa abbiamo veramente detto con il nostro corpo.
Stesso copione per il secondo gruppo. Il tema familiare tocca più da vicino le realtà dei bambini. I risultato sono comunque simili a quelli precedenti. I nostri allievi cominciano a chiudere il cerchio sul loro lavoro di questi giorni. Il confronto finale dà loro la misura di quello che abbiamo cercato di fare con loro. Domani è il tempo per l'elaborazione finale. Ci salutiamo dopo averle imbarcate in un camion e torniamo alla nostra casa. Il pomeriggio previsto è libero, per noi. Ci prepariamo allo "spectacol cu foc" della sera.
E lo spettacolo arriva, finalmente. Le locandine recitavano le 8.30. Con un filo di ritardo arriviamo con le nostre armi. Sul viso ci siamo dipinti strisce rosse col rossetto di Elena. Non proprio il maquillage perfetto, ma efficace. In piazza l'assembramento è grande. Mica solo i bambini. In paese il passaparola funzione e noi non siamo passati inosservati. Rubiamo ancora un po' di tempo al prolungarsi del chiarore serale. Prepariamo gli attrezzi. Il pubblico cresce. Li spingiamo oltre una linea ipotetica di sicurezza. Fa scuro ormai e possiamo partire. Nessuna descrizione. Solo le foto.
Il mattino dopo le fila del gruppo di casa si assottigliano. I volontari sono tutti partiti per il weekend di viaggio. Catalin e truppa locale, Alessandro compreso, sono già al Delta del Danubio a pescare e, come abbiamo saputo poi, ad ubriacarsi. Restiamo a casa in quattro. L'atmosfera cambia. Si sta come a casa.
La mattina, dunque, torniamo a Focsani. Siamo all'epilogo o, meglio, a quello che viene definito il debriefing. È una fase importante. Ci ritroviamo in cerchio a commentare il lavoro compiuto. Le loro risposte sono chiare. La più bella è quella di Argentina. All'inizio del percorso era la più dubbiosa. Ci ha chiesto tante volte a cosa serviva tutto questo. Dove le stavamo portando. Avevamo dribblato la risposta con un siddhartiano: troverete voi, in voi stesse, quello che state cercando. Ebbene, ha funzionato. Argentina, e così poi le altre, han detto che hanno trovato e che non avevano bisogno di altre risposte. Manteniamo un contegno dignitoso da "maestri", ma dentro gongoliamo. Bella la modestia, ma qualche volta è bello pure ricevere qualche conferma. Chiudiamo con una consegna degli attestati di partecipazione. Poi chi può viene con noi in pizzeria, dove possiamo finalmente calare il ruolo e tornare ad essere magnificamente gigioni come ogni tanto ci piace.
Ritorno a Panciu. Il pomeriggio è privé. La sera pure. L'indomani si parte per Bucarest prima e Ferrara poi. Intimità e vita domestica rilassata. Il miglior ricordo della Romania: casa.