25 luglio 2006
Si comincia sul serio
Il primo giorno passa in fondo per l'adattamento alla realtà nuova. La sera andiamo a letto stanchi e sappiamo che sarà così per tutto il tempo. Il pomeriggio abbiamo avuto il primo contatto coi bimbi di Panciu. Giusto qualche gioco di gruppo, adattato all'idioma locale. I bambini non si fanno ripetere troppe volte le cose. Tanto c'è da correre e da vincere. Serve mica altro.Il secondo giorno è invece quello del battesimo vero e proprio. Con il gruppo educatrici di Focsani abbiamo iniziato il percorso fisico. Tre ore di studio sul corpo come non se lo aspettavano. Speriamo che domani tornino tutte. Dal punto di vista nostro troviamo i soliti blocchi fisici ed emotivi di tutti gli inizi. Lo sappiamo e da lì cominciamo. L'unico problema è il tempo, qui ci sarebbe da lavorare un anno intero, per rimettere in forma espressiva questi corpi. Diamo del nostro meglio, ovviamente, e lasciamo andare a casa la truppa con le gambe fiacche e le schiene spezzate. Domani ancora per cercare di dare loro gli elementi di ricerca giusti per quando passeremo al lavoro di drammatizzazione.
Il pomeriggio è un'altra storia. Ed è pure un salto nel passato, col ricordo che vola all'esperienza in Albania. Passiamo il pomeriggio chiusi in falegnameria a preparare tre paia di trampoli per l'attività di domani coi bambini. Segatura ovunque e odore di legno dentro cui passano le ore. Ci divertiamo e siamo in buona compagnia con Vasile. Tre uomini insieme in un lavoro "da uomini". Gli attrezzi sono quasi pronti che ci aspetta la sorpresa del giorno.
Abbiamo previsto di dedicare il pomeriggio di domani per insegnare ai ragazzi di Panciu come andare sui trampoli. Per dare un po' di visibilità all'iniziativa, Catalin (il vero capo di qui) ci propone di passare per il campo sportivo, dove si allena la squadra locale. Noi ci vestiamo di tutto punto e stretti alle ginocchia i nostri legni, partiamo alla volta dello stadio. La strada non è poi così corta e ci portiamo appresso, in processione, i bimbi della nostra strada e tutti i volontari del campo di lavoro.
Fino al campo tutto bene. Facciamo il nostro "sporco lavoro" promozionale. Solo che poi ci si fa prendere dall'entusiasmo. Qui non si vede spesso una cosa del genere. Anzi, a sentire i locali, non s'è vista mai. Che dire? Sono le sette e mezza, ora dell'aperitivo, perché no, un giretto in centro? Svoltiamo l'angolo e procediamo a falcate giganti. Appena in centro è il delirio. La folla cresce a vista d'occhio. Mamma che bello! I bambini sono tutto un ridere e guardare, ma pure gli adulti non son da meno. Avanziamo per il boulevard a passo di lumaca e raggiungiamo la piazza. È la festa, il delirio, la gioia sfrenata. E mica siamo noi a fare tanto. Fan tutto i bimbi. Giusto li incitiamo un po'.
Si fa tardi. Noi lo diciamo anche di volgere i passi verso casa. Non ci ascoltano. La processione avanza scortandoci per le svolte di casa. Ancora il tempo di una foto di gruppo e per mostrar loro dove si trova il centro per i bambini. Dopotutto l'hanno fatto per loro ed è qui che si vuole farli venire. Due bambine ci regalano un fiore. Giuro è la prima volta. Catalin ci carica sul tetto della sua Dacia per gli ultimi cento metri di rettilineo. Ancora qualcuno che non smolla. Poi nel cortile della casa. Via le gambe di legno. Adesso attendiamo il pomeriggio di domani.